Ma grazie, davvero! Ho già il capitolo due e anche se hai letto solo tu credo che lo posterò proprio ora, sisi:3
CHAPTER 2 – WHAT'S YOUR NAME?
“Allora?”
“Allora cosa?”
“Come allora cosa? Come sto?”
“Stai da dio tesoro.”
Mia madre non poteva risultare più falsa con quel complimento, ma chi se ne fregava. In quel momento pensavo solo a ricordarmi dove fosse il ponte 5, dovevo arrivare in orario all'appuntamento con tutti gli altri. Così salutai velocemente i miei genitori che erano stranamente comprensivi in questi giorni, pensai fosse merito della sauna e dell'idromassaggio.
Appena uscii dal ristorante e svoltai l'angolo qualcuno mi bloccò il braccio, mi spaventai così tanto che non riuscii ad urlare e tirai fuori dalla borsa il deodorante intenzionata ad usarlo a mo di spray al peperoncino (forse avevo visto troppi film americani!), così lo usai contro il mio presunto aggressore.
“Ma che cazzo fai?!” mi urlò di tutta risposta... il tipo moretto.
“Ma che cazzo fai tu!” urlai io a mia volta, liberandomi il braccio.
Lui non si toglieva le mani dagli occhi, forse avevo leggermente esagerato.
“Oddio, ma ti fanno male gli occhi? Dimmi che non sei diventato cieco.” dissi, e quella fu la cosa più dolce che mi venne in mente in quel momento.
“Nivea?” mi disse lui e sul momento non capii.
“Cosa?”
“Il deodorante, è Nivea?” puntualizzò lui.
“Oh, si ma... come fai a saperlo?”
“Mia sorella ce l'ha uguale.” disse lui tra i colpi di tosse e mi sorpresi che in quel momento la cosa più preoccupante per lui fosse la marca del deodorante. Beh, almeno ora aveva la bocca profumata, no? Quindi ora sapevo che aveva una sorella, ma non avevo ancora capito come si chiamasse.
“Ti... porto un po' d'acqua!” dissi e corsi a chiedere un bicchiere d'acqua al bar. Tornai dopo qualche minuto e gli dissi di sciacquarsi la faccia al più presto.
“Come va?” gli chiesi dopo un po'.
“Ti vedo ancora.”
“Credo che sia una cosa positiva.”
“Forse.” mi disse a occhi socchiusi, ora ce li aveva così rossi che sembrava un drogato di prima categoria.
“Io non l'ho fatta apposta, comunque.” cercai di scusarmi in modo perverso.
“No, infatti hai un deodorante posseduto!” mi rispose lui ridendo per sdrammatizzare, e mio malgrado mi misi a ridere anche io.
“Credo che siamo in ritardo a questo punto.” abbozzai.
“Allora muoviti.” mi fece lui con una tranquillità disarmante, come se non gli avessi appena spruzzato addosso il deodorante.
“Muoviti cosa?” chiesi imitandolo e alzandomi in piedi.
“Corri!!” mi disse lui prendendomi per mano e iniziando a correre in una direzione a me sconosciuta.
“Dove stiamo andando?” domandai col fiatone, manco fossi una fumatrice incallita, ero proprio in cattiva forma!
“Come dove? All'appuntamento con tutti gli altri.” mi rispose lui allentando il passo. Mi sentivo tipo Rose, solo che lui era un Jack un po' più alto e... scuro.
“Ma da dove stai passando?”
“Per una scorciatoia, conosco questa nave meglio di quanto tu immagini.” disse.
Ero stata così impegnata a salvargli la vista che neanche avevo guardato come era vestito. Aveva dei jeans neri al ginocchio, con delle scarpe nere che erano un misto tra l'elegante e lo sportivo. E poi una maglietta che staccava, bianca con dei dettagli neri, era piuttosto aderente e lasciava intravedere il petto e i relativi pettorali, che la mattina non avevo notato.
“Puoi rallentare? È piuttosto complicato correre coi tacchi, sai?!?” sbottai ad un certo punto.
“Beh, siamo arrivati, tranquilla!” si fermò di colpo, tanto che quasi non caddi per terra, ma quello non era un problema grave al momento.
Siccome stavamo correndo, lui era un po' sudato e puzzava di deodorante, mentre io avevo i capelli spettinati, capelli che avevo messo quasi 2 ore a preparare. Ora, io e lui sapevamo che eravamo in quelle condizioni per la corsa, ma... gli altri no. Per gli altri che guardavano sembravamo appena usciti da un mega orgione. Che situazione imbarazzante.
Intravidi Silvia tra il gruppo, anche lei aveva un vestitino, nero, molto carino, e anche lei portava i tacchi. Mi guardò con aria interrogativa, praticamente ridendomi in faccia. Le feci segno che le avrei spiegato tutto più tardi, prima dovevo riprendere fiato.
Il tipo moretto (cazzo, ancora non sapevo il suo nome!) disse all'animatore di entrare e aspettarci cinque minuti. Così, rimasti finalmente da soli gli chiesi:
“Mi dici come cazzo ti chiami?” con la mia solita dolcezza dei momenti opportuni.
“Non è importante ora.”
“Cosa vuol dire che non è importante ora?”
“Te lo dirò dopo! A proposito, sei uno schianto stasera.” mi disse ridendo sotto i baffi.
“Ehm, immagino che dovrei ringraziarti.”
“Andiamo.”
Mi prese per mano ancora ed entrammo dentro dove stavano preparando lo spettacolo serale, una cosa con una piscina.
C'erano già delle persone li fuori in attesa di entrare e da quello che avevo capito noi avremmo dovuto aiutare a spostare la piscina al posto giusto.
“Ehm, ragazzi... lo so che siete attratti l'uno dall'altro, l'ho capito subito stamattina. Ma non potete arrivare in ritardo, lasciate il sesso a dopo, in discoteca.” ci disse l'animatore apparentemente serio.
“C'è una serata discoteca?” chiese il moretto.
“No no no aspetta! Cioè, noi non stavamo facendo...” tentai di sistemare le cose.
“Dai, basta fingere, tanto l'ha già capito!” rispose lui lasciandomi senza parole, letteralmente.
Rimasi a bocca aperta, quasi avessi una paralisi facciale.
“Ma che...?” biascicai soltanto prima che il moretto mi trascinasse via dopo aver dato un cenno di assenso all'animatore.
“Che cazzo fai?” dissi dopo aver recuperato la parola.
“Io nulla... sei davvero davvero davvero uno schianto lo sai?” mi disse evidentemente divertito.
“Io... grazie... cioè... non cambiare discorso!” scrollai la testa cercando di mettere ordine tra i miei pensieri.
“Senti.” mi mise le mani sulle spalle “Lo so che probabilmente pensi che sono un maniaco, sul serio questa volta. Ma non è così! Se pensano che ci diamo dentro potremo arrivare in ritardo e saranno 'elastici' con noi. Oppure vuoi avere degli orari anche in vacanza? Manco fossimo a scuola!” concluse con un tono più che convincente tanto che stavo per chiudere il discorso.
“Aspetta un secondo. Come conoscevi quella scorciatoia?” chiesi.
“Oh, un... suggerimento di uno della reception.” mi disse e poi sorrise.
Ci avvicinammo al gruppo degli altri, e Silvia mi fece cenno di venire, ma quando stavo per allontanarmi dal moretto (eravamo ancora presi per mano, ma che mi stava prendendo?) lui mi chiese: “Rimani dopo per la discoteca, vero?”
Mi prese alla sprovvista e tutti quello che riuscii a fare fu annuire con la testa, come i bambini di due anni quando gli si insegna a dire 'si' e 'no'.
“Non pensavo fossi una facile! Manco lo conosci!” mi disse Silvia come prima cosa.
“No, ma non abbiamo fatto nulla! Se te lo racconto non ci credi, in pratica...”
“Ma sto scherzando! C'è una puzza di deodorante, mi devi raccontare qualcosa??” mi interruppe facendomi capire che stava solo scherzando.
“Meno male, non voglio che tu pensi che io sia una facile, ecco...” iniziai “Allora, praticamente l'ho quasi accecato col deodorante. Mi ha preso alla sprovvista, pensavo fosse un maniaco e gliel'ho spruzzato addosso, ora ha gli occhi così rossi che sembra un cocainomane!” mi misi a ridere prima di poter continuare la storia.
“Comunque è davvero carino! 50€ che stasera ci prova con te.”
“Sempre che questa storia della scorciatoia non sia una specie di corteggiamento...” sussurrai, più a me stessa che a lei.
“Scorciatoia?”
“Si, siamo passati da una strada del tutto sconosciuta per arrivare qui.”
“E... allora?”
“Come allora? Come ha fatto? Ha detto che uno della reception gliel'ha consigliata ma io non ci credo. Indagherò.” conclusi ridendo.
“Indagheremo!” aggiunse lei e poi inaspettatamente ci abbracciammo. Così, di petto. Era proprio simpatica!
Aiutammo i ragazzi a mettere la piscina nella giusta posizione, ma il lavoro duro lo fecero loro. C'era un caldo da morire, credo che fossero circa 40°.
Mancava più o meno un'ora all'inizio della serata in discoteca e lo spettacolo era nel pieno del suo splendore. Noi eravamo tutti seduti in prima e seconda fila, io avevo da una parte Silvia dall'altra il... moretto. Trovavo assurdo non sapere ancora come si chiamasse.
Ora che lo spettacolo femminile era terminato, era il momento di quello maschile, ci sarebbero stati una serie di tuffi e poi uno spettacolo all'interno di una piscina sferica tutta particolare.
“Sei eccitata?” mi sussurrò all'orecchio il moretto e sussultai al sentire la sua voce calda sulla pelle.
“Ma che dici?” mi ritrovai ancora una volta a ridere nonostante la domanda fosse piuttosto irrispettosa.
“Beh, è pieno di ragazzi in slippini!” scoppiò a ridere lui, rideva così forte che una signora da dietro gli diede un colpo per farlo smettere, senza successo.
Continuammo a ridere per tutto il resto dello spettacolo, come dei bambini. La cosa divertente e assurda allo stesso tempo è che ero davvero eccitata! Non avevo mentito, insomma... i ragazzi in slip sono sexy.
“Ok, gente. Ora c'è la serata under 18! Vi faremo divertire ragazzi! Si inizia a ballare!” la voce del presentatore fece spazio a quella del dj, un ragazzo giovane e molto simpatico che aveva l'aria di un allegrone, uno che coinvolge tutti.
Appena tutte le persone over 18 se ne furono andate dalla sala e quelli under erano tutti entrati, e dopo che i ragazzi ebbero spostato di nuovo la piscina (chissà perchè ci misero la metà del tempo), le luci si spensero e iniziò la musica ma nessuno voleva essere il primo a ballare.
Dei ragazzi che non facevano parte del nostro gruppo, probabilmente erano strafatti, diedero inizio alle 'danze' e da li tutti si scatenarono.
Una cosa che odio e che allo stesso tempo amo di me stessa è che in discoteca divento un'altra persona. Mi scateno, ballo sul cubo, flirto e poi all'ultimo mi ritiro, però mi diverto da morire! È il mio posto preferito, soprattutto perchè posso essere veramente me stessa, al 100%.
Fu così anche quella sera. Anzi, forse peggio.
Non sono una che beve, davvero. Non mi è mai piaciuto, anche perchè voglio ricordare ciò accade quando le luci si spengono, ecco. Ma, cazzo ero in vacanza!
“Sei la persona più divertente che conosco!”
“Devo prenderlo come un complimento?”
“Assolutamente!”
Durante tutta la serata ballai un po' con tutti, ma più che altro cercai di far scatenare Silvia. Io penso di essere coinvolgente, si. È un dono, credo... o almeno, lasciatemelo credere!
“Giulia, ma sei brilla?”
“No no no no no no no! Io? No no no!” ero fusa, totalmente.
Era come se fossi io, ma non fossi io. Cioè ero consapevole di tutto quello che accadeva ma non ero io a farlo, come se il mio corpo avesse preso il sopravvento. Grazie a dio c'era Silvia con me quella sera. Altrimenti credo che mi sarei sverginata nel giro di 5 fottuti minuti.
“Lo sai, se ci fosse un concorso per 'miss cubo' tu lo vinceresti!”
“Cosa? Grazie, anche tu!!” ma che cazzo stavo dicendo?
“Ehi, stanno chiudendo, è l'una e mezzo, non sarà ora di andare?” sentivo delle voci ma non capivo se fosse Silvia oppure se fossi io!!
“Si, sono stanca, voglio il mio lettino.” biascicai con la bocca impastata.
Avevo bevuto solo due... tre... ok quattro bicchieri e mezzo. L'altro mezzo me l'avevo portato via Silvia. La vidi sussurrare qualcosa all'orecchio del moretto.
“Ehi, che fai? Mi porti via il ragazzo?” dissi e poi iniziai a ridere senza motivo.
Lei per tutta risposta guardò il moretto come a dire 'te l'avevo detto.'.
“Vieni, ti porto a letto.” lui mi prese per mano (ancora, ancora, ancora) e mi trascinò fuori dove finalmente respirai a pieni polmoni.
“Ok, se i tuoi si accorgono che sei ubriaca sono cazzi.”
“Non sono ubriaca, bello!” stavo urlando come se lui fosse a 100 metri di distanza.
“Ok, ok.” sorrise e mi fece cenno di camminare.
Come faceva lui a essere sobrio? Aveva bevuto anche lui, credo. Mi stavo un po' calmando, adesso il mio tono di voce era basso, un sussurro. Se fossi rimasta altri 5 minuti la dentro mi sarei addormentata in pista. Arrivammo davanti alla mia cabina, ma lui mi spostò qualche metro più in la.
“Non voglio che ci sentano.” mi disse per spiegare.
“Io sono tanto stanca... ti voglio bene lo sai?” avrebbero dovuto abbattermi immediatamente.
“Oh, grazie tante.” sorrise lui. E poi mi si scagliò contro.
Ora, il mio cervello poverino, non ragionava più. A momenti lo assecondava, a momenti lo voleva sbattere via, quando riuscii a staccarmi dissi solo:
“È facile approfittarsi di una ubriaca vero?” ma contro ogni parola che avevo detto mi avventai di nuovo sulle sue labbra.
“Mhh... ti giuro... lo avrei fatto anche... se fossi stata... sobria.” disse fra un bacio e l'altro, in quel momento ci mancava solo Rocco Siffredi, poi avremmo potuto anche inscenare un film porno come si deve!
“Rientra in cabina, i tuoi saranno preoccupati. Fai finta di dormire. Ti fai una doccia e poi crolli a letto. Hai capito?”
“Ugh, mhh.” fu la mia risposta.
Tentai di avvicinarmi alla porta ma non mi reggevo molto in piedi, così appena prima di cadere lui mi afferrò di peso e mi porta di fronte alla cabina, direttamente.
“Mettiti questa in bocca.” mi diede una mentina, anzi mi imboccò come si fa coi neonati. Capii solo dopo che era per l'odore dell'alcool.
Prima di entrare in cabina ricordo che gli chiesi un'ultima cosa:
“Me la dici una cosa? Come ti chiami, mio eroe?” a stento riuscivo a tenere gli occhi aperti, i miei almeno si sarebbero bevuti la balla della stanchezza.
Lui si limitò a sorridermi e ad andarsene senza darmi una risposta, cominciavo a credere che non avrei mai capito come si chiamasse.